All Posts Tagged: biodiversità

CONCORRENZA – LA MURA (GRUPPO MISTO): “LA TUTELA AMBIENTALE SIA IL MARCHIO DISTINTIVO DELLE CONCESSIONI BALNEARI”

“Tra i criteri considerati premianti e qualificanti in fase di concessione del demanio marittimo dovrà essere presa in considerazione la promozione di attività sostenibili certificate in conformità alla norma UNI ISO 13009:2018 o di certificazione analoga. Così facendo la concessione si blinderà intorno alla prioritaria tutela ambientale, garantendo al cittadino un servizio accessibile e rispettoso delle biodiversità”. Così scrive in nota la senatrice Virginia La Mura che illustra i contenuti di alcuni sub-emendamenti presentati all’articolo 2-ter del Governo in sede di discussione del ddl Concorrenza. “Gli elevati standard di sostenibilità ambientale, promossi innanzitutto nel rispetto del principio del ‘non arrecare un danno significativo’, non dovranno riguardare solo le nuove concessioni, ma anche il pregresso delle attività svolte nella precedente gestione, senza dimenticare il caso delle sub-concessioni, le quali inoltre dovranno prevedere un termine temporale proprio per arginare il loro preminente scopo di lucro. A titolo di esempio, sottolineo che tra le attività sostenibili considerate premianti figurano quelle relative alla mitigazione e all’adattamento dei cambiamenti climatici, l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine, la transizione verso un’economia circolare, la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, insieme all’uso di strutture non fisse e completamente amovibili, realizzate in materiale ecosostenibile certificato, che non pregiudichino il diritto alla visione del mare”.

Approfondisci

AMBIENTE – DE PETRIS (LeU): “LE CRITICHE DEL MINISTRO CINGOLANI AL MOVIMENTO AMBIENTALISTA SONO INGENEROSE E ASSURDE”

“Le critiche che il ministro Cingolani rivolge al movimento ambientalista italiano sono non solo ingiuste e ingenerose ma a dir poco assurde. Forse dovremmo tutti ricordare che grazie alle battaglie portate avanti dal movimento ambientalista il nostro Paese ha fatto alcuni passi avanti sulla strada che oggi tutti, a partire dall’Unione europea e dal governo Draghi, riconoscono essere questione di vita o di morte per il pianeta: quella di una nuova cultura basata sul rispetto dell’ambiente e della riconversione ecologica. Mi aspetto quindi che il Ministro smentisca queste sue spero mal interpretate affermazioni. Ed è ancora il movimento ambientalista a spingere perché quella strada venga imboccata con maggior determinazione e percorsa in tempi molto più rapidi, di quanto si stia facendo oggi. E anche il PNRR deve essere assolutamente rafforzato negli investimenti su energie rinnovabili, biodiversità, trasporto pubblico”, afferma la capogruppo di LeU al Senato Loredana De Petris.

“Nel merito non capisco bene che senso abbia evocare continuamente il ricorso a un nucleare pulito e sicuro che al momento semplicemente non esiste. Il compito di un ministro alla transizione ecologica non è lavorare sui desideri e sulle eventuali possibilità future ma su un vera transizione energetica basata sulle fonti rinnovabili ormai tecnologicamente sempre più avanzate. Per questo, del resto, molti Paesi si muovono in direzione opposta a quella nucleare, come in Italia è stato sancito anche dalla volontà popolare con ben due referendum”.

Approfondisci

RECOVERY – LA MURA (GRUPPO MISTO): “I POSSIBILI MIGLIORAMENTI AL NOSTRO PNRR”

“Con le osservazioni al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ho depositato in commissione Ambiente, ho voluto evidenziare le criticità presenti e proporre efficaci miglioramenti. Le osservazioni, frutto di oltre 6 mesi di lavoro, si sono focalizzate sul primo pilastro del Recovery, quello della transizione ecologica e della tutela della biodiversità. Si tratta di materie complesse che non possono essere trattate da economi o tecnologi, per questo tra le prime indicazioni che ho voluto dare, in conformità con quanto chiesto dalla Commissione europea, c’è quella di avvalersi di un team di ricercatori qualificati con un approccio ecosistemico”.

Lo ha dichiarato la senatrice Virginia La Mura del Gruppo Misto, che ha aggiunto: “Se l’obiettivo è quello di incentivare la crescita del capitale economico salvaguardando il capitale naturale, a differenza di come è stato fatto fino ad oggi, c’è bisogno di chi quel capitale naturale lo conosce bene e sia in grado di tutelarne la ricchezza. L’Italia è l’area a più elevata concentrazione di biodiversità in Europa e proprio per questo le politiche attuate nel nostro Paese saranno fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi complessivi europei. A tal proposito le mie proposte hanno riguardato il rafforzamento e l’espansione dell’attuale rete di Aree Protette terrestri e marine e della Rete Natura 2000 fino al 30% entro il 2030, eliminare il limite di spesa per beni e servizi in relazione ai parchi nazionali che impediscono agli stessi di spendere le risorse che hanno a disposizione. Insieme ad una gestione più sostenibile della pesca commerciale, che limiti anche la cattura accidentale di pesci, e sistemi di sorveglianza contro il bracconaggio, si potrebbe così ripristinare la natura della nostra penisola sia a terra che a mare impiegando circa 2 miliardi di euro. Altro elemento importante è quello dell’energia rinnovabile (mare, vento, sole, geotermia) che richiederà l’utilizzo di molto spazio sia a terra che a mare. La costruzione degli impianti di energia rinnovabile dovrà quindi convivere con le attività economiche, quali, ad esempio, il turismo, la pesca e l’acquacoltura e il trasporto marittimo. Per questo, è assolutamente fondamentale la pianificazione dello spazio dove costruire gli impianti in modo da escludere ulteriore consumo di suolo prediligendo invece aree già urbanizzate, non deturpando i paesaggi naturali, ma soprattutto facendo in modo di organizzare per località le aree in cui costruirli e fare in modo che le altre attività economiche non ne risentano. Tale organizzazione degli spazi dovrà essere effettuata anche e soprattutto a mare, sia ad esempio per l’eolico onshore che per l’offshore. Tutto ciò non viene fatto e, peggio ancora, il mare risulta essere il vero grande assente nel nostro Piano nazionale. E ciò è assurdo se si pensa che il Mediterraneo si sta riscaldando più rapidamente della media del pianeta ed è urgente intervenire per evitare conseguenze catastrofiche anche da un punto di vista economico. Inaccettabile che non si siano previste, ad esempio, misure per la tutela degli ecosistemi costieri intervenendo sulle fonti di inquinamento, regolamentazioni per la pesca e l’acquacoltura per porre fine al problema dell’overfishing, o che non sia stata prevista alcuna misura per limitare l’impatto ambientale dei porti o per attuare la digitalizzazione del mare per incrociare dati e monitorare gli effetti delle attività umane sugli habitat. Andrebbe anche finanziata adeguatamente la ricerca scientifica e a tal proposito ritengo necessaria l’istituzione di un Istituto Nazionale di ricerca marina che coordini le varie strutture di ricerca per raggiungere livelli altissimi razionalizzando e ottimizzando l’utilizzo delle risorse. Infine, ho voluto affrontare anche la tematica relativa ai corsi d’acqua e alle zone umide. Infatti, solo il 43% dei corpi idrici fluviali italiani e solo il 20% di quelli lacustri raggiungono lo stato di qualità buono richiesto dalla Direttiva Quadro sulle Acque; i nostri corsi d’acqua sono frequentemente interessati da devastanti interventi che ne modificano l’assetto compromettendo la biodiversità presente e aumentando il rischio di alluvioni. Per tali aree ho proposto di attuare un programma nazionale di rinaturazione e manutenzione attraverso l’utilizzo di specifici fondi che permettano il raggiungimento dello stato buono in tutti i corpi idrici. Il Piano di Ripresa e Resilienza italiano presenta quindi numerose criticità che possono essere risolte, così come dimostro nelle mie osservazioni. D’altronde dovrebbe essere obiettivo primario dato che almeno il 37% dei fondi stanziati dall’Europa dovrà essere utilizzato per la transizione ecologica e la tutela della biodiversità”.

Approfondisci

AMBIENTE – DE PETRIS (LeU): “IL VERO PIANO SHOCK E’ DAR SEGUITO CONCRETO AL PROGRAMMA DI GOVERNO SUL GREEN NEW DEAL”

Il vero piano shock di cui questo Paese ha bisogno, non solo per superare la crisi innescata dal Covid-19 ma anche per imboccare la strada di un nuovo modello di sviluppo, è l’attuazione puntuale del programma di governo. In quel programma il green new deal era stato indicato come il fulcro dell’azione di governo, la sua vera ragion d’essere”, afferma la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto, a margine del dibattito sui cambiamenti climatici nell’aula del Senato.

Nel programma abbiamo indicato chiaramente, come punti essenziali dell’azione di governo, la centralità della protezione dell’ambiente in tutti gli interventi pubblici, la riconversione ecologica con un progressivo ma deciso passaggio alle energie rinnovabili, la protezione delle biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici. Si tratta ora di dar seguito concreto a quegli impegni, con una serie di interventi precisi e ben definiti, incluso l’inserimento della difesa dell’ambiente in Costituzione. Questi interventi, a partire da una drastica accelerazione della riconversione delle fonti energetiche, sarebbero stati comunque imprescindibili e rappresentano del resto la principale linea d’intervento decisa dalla Commissione europea. La crisi seguita a una pandemia nella quale hanno sicuramente pesato anche i fattori ambientali li ha resi se possibile ancora più urgenti. E’ ora di svegliarsi di procedere davvero con un piano shock necessario per salvare sia l’Italia che il pianeta”, conclude la senatrice di LeU.

Approfondisci

NITRATI – DE BONIS (GRUPPO MISTO): “ABBASSARE I LIMITI E DELOCALIZZARE AL SUD GLI ALLEVAMENTI”

 

“Ricorrere alle audizioni sul biogas per revisionare ulteriormente i parametri europei sui nitrati è dannoso per l’ambiente e per la salute pubblica. L’Italia non può andare in procedura d‘infrazione perché cinque regioni italiane si ostinano a concentrare gli allevamenti intensivi in aree vulnerabili e sature di nitrati oltre i limiti europei”.

Lo ha dichiarato il senatore del gruppo Misto Saverio De Bonis, membro della Commissione agricoltura in riferimento all’audizione informale di rappresentanti del Consorzio italiano biogas (CIB) in relazione all’affare assegnato n. 93 (Affare sulla normativa sui nitrati di origine agricola, anche con riferimento alla situazione in Campania oggetto della deliberazione della Giunta regionale n. 762 del 5 dicembre 2017) che si è tenuta ieri presso le Commissioni riunite di agricoltura e ambiente.

“Non è certo la doppia coltura o l’agricoltura intensiva che può contribuire a ridurre l’azoto nelle falde o la CO2. Sarebbe molto più sensato delocalizzare al Sud la zootecnia. Peraltro, se il biogas riduce la quantità di azoto, i limiti italiani vanno semmai abbassati per portarli ai livelli previsti dall’Unione Europea, nell’ottica di un agricoltura sostenibile, così come affermato anche dal Commissario Hogan, al recente incontro a Milano, che nel delineare gli obiettivi comuni nella PAC, oltre a quelli economici e sociali, ha evidenziato anche quelli ambientali: azioni per il cambiamento climatico, tutela dell’ambiente, tutela del paesaggio e della biodiversità”. Ha concluso De Bonis.

Approfondisci