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MILLE PROROGHE – DE PETRIS (LEU): “IL DECRETO CONTIENE NUMEROSI ELEMENTI MOLTO POSITIVI MA NON DEVE PIU’ ESSERE SUPPLETIVO ALLA LEGGE DI BILANCIO”

“Il decreto mille proroghe approvato al Senato contiene numerosi provvedimenti utili e importanti. In particolare la stabilizzazione di molti precari della Pa, l’inizio del percorso per l’assunzione dei lavoratori socialmente utili nelle Regioni del sud, gli stanziamenti per le casse integrazione, fondamentali tra l’altro per offrire sostegno ai lavoratori dell’Ilva, il bonus verde e quello per i veicoli elettrici”, afferma la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto.

“Credo sia anche opportuno segnalare che il mille proroghe ha recepito molte proposte dell’opposizione, e anche per questo è quasi raddoppiato nel passaggio alla Camera, e ha trovato un punto di mediazione soddisfacente sulle deroghe alla disciplina vigente in materia di revoca delle concessioni autostradali, fronte particolarmente delicato e nevralgico. Ma dopo aver riconosciuto i meriti di questo dl e senza dimenticare la situazione particolare che si era determinata quest’anno, dati i tempi molto lunghi dell’esame della legge di bilancio al Senato, credo sia doveroso dire chiaramente che bisogna trovare una soluzione alla trasformazione del mille proroghe in una specie di suppletivo della legge di bilancio. Il problema non è certo nato con questo governo e questa maggioranza, data invece da moltissimi anni, ma è necessario che maggioranza e opposizione trovino insieme un modo per superare questa anomalia”, conclude la presidente De Petris.

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RIFORME – DE PETRIS (LeU): “INTRODURRE SUBITO I CORRETTIVI PER EVITARE EFFETTI DISTORSIVI DEL TAGLIO DEI PARLAMENTARI”

 

Ora che è stata approvata la riforma costituzionale con la riduzione del numero dei parlamentari, che produce inevitabilmente effetti di riduzione e distorsione del pluralismo e della rappresentanza politica e territoriale e che altera l’equilibrio di pesi e contrappesi fondamentale per l’esercizio della democrazia, bisogna introdurre immediatamente i correttivi decisi dalla maggioranza. Bisogna cioè calendarizzare subito quelle riforme che servono a evitare quegli esisti distorsivi”, dichiara la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto.

Bisogna dunque mettere subito in calendario l’equiparazione dei requisiti per l’elettorato attivo e passivo del Senato a quelli della Camera e la modifica del principio della base regionale per l’elezione del Senato. E’ altrettanto urgente che le Giunte per il regolamento delle due camere procedano subito all’adeguamento dei rispettivi regolamenti parlamentari. E’ infine necessario che inizi subito il confronto sulla nuova legge elettorale, che la maggioranza si è impegnata a presentare entro dicembre. Senza una legge di stampo proporzionale sarà infatti impossibile garantire una vera e adeguata rappresentanza sia sul piano politico che su quello territoriale”.

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DIETRO QUESTA LEGGE ‘SPOT’ DI RIFORMA COSTITUZIONALE SI NASCONDE IL MORBO DELL’ANTIPARLAMENTARISMO

La legge di riforma costituzionale, che riduce drasticamente il numero dei senatori e dei deputati, è stata giustificata e spiegata prima di tutto con la necessità di ridurre i costi della politica. Si tratta dell’ennesimo strumento propagandistico ai soli fini elettorali. C’è qualcosa di profondamente allarmante nel ridurre una questione fondamentale ed essenziale come quella della democrazia rappresentativa a faccenda di costi e risparmi, come se si trattasse del bilancio di una drogheria. Bisogna avere il coraggio di dire che la democrazia ha i suoi costi, che pagare quei costi è giusto e che quei costi non hanno nulla a che spartire con la retorica “anti-casta”.
Del resto, questa retorica anti-casta è valida a corrente alternata, e cioè solo quando serve a infliggere colpi al Parlamento e alla democrazia parlamentare. Può invece essere tranquillamente messa da parte, a quanto pare, quando bisogna salvare il ministro Salvini da un giusto processo per aver agito al di fuori della legge e contro la legge! Ma che un nodo così vitale per il funzionamento della democrazia sia svilito e ridotto a contabilità non è un caso. Dietro questa impostazione si intravede purtroppo molto nitidamente una tendenza nefasta che riemerge periodicamente, come un fiume carsico, nella storia politica italiana: l’antiparlamentarismo, l’insofferenza non per il costo della democrazia parlamentare ma per la democrazia parlamentare in sé, la diffidenza verso la democrazia rappresentativa. E ancora, il mantra delle riforme costituzionali che avevano come unico obiettivo, così come per la riforma Boschi-Renzi, di ridefinire i rapporti tra poteri a solo vantaggio dell’esecutivo. Questi tratti divengono oggi preponderanti nella concezione di democrazia della maggioranza giallo-verde, e in particolare in quella dei 5 stelle, accompagnata dalle dichiarazioni di Casaleggio e di Grillo sulla fine del Parlamento.
L’identificazione del Parlamento con la casta, l’obiettivo di introdurre il vincolo di mandato, l’insofferenza, se non proprio la battaglia, contro i corpi intermedi, ne costituisce la cifra più evidente.
Che ci si trovi di fronte a una crisi profonda della democrazia rappresentativa, in Italia come in molti altri Paesi occidentale, è certo. Ma un problema così esiziale dovrebbe essere affrontato con serietà, profondità, capacità di analizzare le trasformazioni che determinano questa crisi, non riducendola a un problema di tagli lineari che peraltro produrrà un ulteriore affievolimento del rapporto tra eletti e elettori. 

Sarebbe stato necessario, in Italia, intervenire drasticamente per limitare fortemente il ricorso alla decretazione d’urgenza, che è all’origine dello slittamento delle funzioni del Parlamento dalla postazione centrale assegnatagli dalla Costituzione a un ruolo sempre più subalterno e ancillare rispetto al potere esecutivo.
Mentre al Senato si discuteva sulla riduzione del numero dei parlamentari, alla Camera era in aula la riforma della Carta che introdurrà il referendum propositivo. Noi siamo sempre stati favorevolissimi all’introduzione di strumenti di democrazia diretta. Ma perché questi strumenti funzionino positivamente e non si traducano in plebiscitarismo, che della democrazia diretta è solo una cupa caricatura, è necessario che siano allo stesso tempo confermate e rafforzate il ruolo e il funzionamento della democrazia rappresentativa, dunque del Parlamento. Democrazia partecipata e democrazia rappresentativa non sono e non possono essere contrapposti. Devono essere complementari.
Non si può infine tacere sul fatto che, con questa legge elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari porta le soglie di sbarramento a livelli stratosferici, innanzitutto intaccando in modo pressoché irreparabile il pluralismo della rappresentanza. Resteranno fuori dal Parlamento tutte le minoranze, innanzitutto quelle politiche. Supereranno quella soglia di sbarramento pochissimi partiti, non più di tre. E’ un altro colpo durissimo inflitto alla democrazia sostanziale, alla democrazia rappresentativa, al diritto di tutti i cittadini e gli elettori di essere rappresentati in Parlamento.

Loredana De Petris
Senatrice di Liberi e Uguali
Presidente del Gruppo Misto

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MANOVRA – CAPIGRUPPO LeU DE PETRIS E FORNARO: “CHIESTO INCONTRO A CAPO DELLO STATO PER SEGNALARE GRAVE FERITA A PARLAMENTO E DEMOCRAZIA ITALIANA”

Abbiamo chiesto al capo dello Stato un incontro per segnalare al presidente, che è guardiano della Costituzione e custode della corretta applicazione della regole istituzionali, la gravissima situazione che il governo ha creato in Parlamento in merito all’approvazione della legge di bilancio”, informano i capigruppo di LeU Federico Fornaro e Loredana De Petris.

Per la prima volta una legge di bilancio è stata approvata al Senato con la fiducia di fatto a scatola chiusa, senza che la commissione di Bilancio e l’aula avessero alcuna possibilità anche solo di leggerla e tanto meno di emendarla. La stessa situazione si sta ripetendo in queste ore alla Camera, già umiliata dall’aver dovuto approvare, sempre con la fiducia, una manovra finta. 

Al di là delle critiche di merito sui contenuti della legge di bilancio, il metodo con il quale la si è dovuta approvare costituiscono una gravissima ferita per il Parlamento, spogliato di ogni sua prerogativa, e per la stessa democrazia italiana. Di questa situazione inaudita vogliamo informare compiutamente il presidente della Repubblica”, concludono i presidenti Fornaro e De Petris.

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