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AGRICOLTURA – DE BONIS: “BENE HOGAN SU PROGRAMMAZIONE UNITARIA”

 

 

“Significante ed interessante l’analisi della nuova PAC che è scaturita dall’incontro che si è tenuto a Milano il 4 marzo, promosso dal Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, con il Commissario europeo all’Agricoltura e allo sviluppo rurale, Phil Hogan, al quale sono stati invitati gli Assessori regionali all’agricoltura, i Presidenti e i capigruppo delle Commissioni agricoltura Camera e Senato”.

Lo afferma il senatore Saverio De Boni del gruppo Misto, che aggiunge:

“Dall’incontro è emerso lo stato di crisi in cui versa l’agricoltura italiana dove non si fa più reddito perché, da un lato si riducono gli stanziamenti a favore del settore (mancheranno 12 miliardi a causa della Brexit e cinque paesi nord europei non vogliono stanziare più risorse), dall’altro si assiste ad una riduzione dei prezzi dovuta a pratiche sleali e ad un’apertura dei mercati globali senza regole e senza controlli. La riforma della politica agricola comunitaria prevede che l’Unione Europea non si rapporti più direttamente con le regioni, bensì con i singoli stati membri per il tramite di un programma unitario elaborato a livello nazionale, a cui le regioni dovranno concorrere. Sono infatti convinto che, per come sono stati gestiti i PSR in alcune regioni italiane, sia necessaria una sola autorità di gestione per ogni Stato membro: sia per evitare cattive figure all’Italia in ambito Europeo, sia per una maggiore efficacia ed efficienza delle misure e delle risorse. Di Gioia, infatti, nel suo pur valido intervento, avrebbe dovuto dire al Commissario Hogan che il patrimonio di competenze e di buone pratiche, realizzato in questi anni, non è stato virtuoso in tutte le Regioni. Molti PSR sono stati bloccati dalla magistratura perché inclini ad alterare l’assegnazione delle risorse a favore dell’agroindustria invece che a favore degli agricoltori. I nove obiettivi comuni indicati da Hogan nella PAC (tre obiettivi economici: garanzia di un reddito equo, aumento della competitività, riequilibrio della distribuzione del potere nella filiera alimentare; tre obiettivi ambientali: azioni per il cambiamento climatico, tutela dell’ambiente, tutela del paesaggio e della biodiversità; tre obiettivi sociali: sostegno del ricambio generazionale, aree rurali dinamiche, protezione della qualità dell’alimentazione della salute) sembrano dunque poter garantire l’assenza di sperequazione ed evitare i rischi di alterare la concorrenza come qualcuno teme.Va evidenziato il rammarico per il silenzio delle regioni del Sud che, ad esclusione dell’assessore Di Gioia, di fronte al blocco padano agricolo (pronto a sostenere l’autonomia differenziata e un maggior budget agricolo per Veneto, Lombardia ed Emilia) non hanno fatto sentire la propria voce. Non lo ha fatto la Sicilia, non lo ha fatto la Campania, la Calabria, la Basilicata, etc. Al contrario, addirittura, le “minuscole” Provincie autonome di Trento e Bolzano rivendicano rapporti diretti con l’Europa, come se la loro autonomia fosse un vantaggio competitivo per scalzare l’unità nazionale e bypassare l’Italia. Vi immaginate 27 Paesi con venti regioni ciascuno relazionarsi singolarmente con gli uffici della Unione Europea? Una babele che non dovrebbe interessare le efficienti regioni e provincie del Nord! Per quanto riguarda il divieto delle pratiche sleali, Hogan ha riferito che ci vorranno due anni prima che diventi operativo. Nel prossimo mese saranno pronte le linee guida, all’ interno delle quali è auspicabile che sia incluso il divieto di vendita sottocosto per garantire redditi equi ai nostri agricoltori”. Conclude De Bonis che si riserva di inviare un documento al Ministro ed al Commissario sui principali dossier dell’agricoltura italiana.

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