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‘NDRANGHETA – DE PETRIS (LeU): “LA RETATA DI ANZIO CONFERMA QUANTO DENUNCIO DA ANNI. BISOGNA INTERVENIRE SUBITO SUI COMUNI DI ANZIO E NETTUNO”

“La maxiretata di ieri ad Anzio conferma quel che avevo denunciato sin dal 2016: la ‘ndrangheta è presente in forze ad Anzio e Nettuno, si è installata nel litorale del Lazio, inquina e condiziona le amministrazioni locali. Presenterò subito un’interrogazione urgente e mi auguro che stavolta ci si decida ad agire”, dichiara la capogruppo di LeU al Senato Loredana De Petris.
“Dopo aver chiesto la nomina di una commissione d’accesso nel 2016, avevo rivolto nel 2020 una nuova interrogazione alla ministra Lamorgese in seguito al moltiplicarsi delle minacce nel Comune di Anzio e dopo che la stessa commissione Antimafia, nel febbraio 2018, aveva auspicato una nuova valutazione della situazione per verificare l’eventuale necessità di una commissione d’accesso. Ora non si può più perdere un solo minuto. L’occupazione del litorale da parte delle ‘ndrine è un dato di fatto e bisogna intervenire subito, con la commissione d’accesso e con il commissariamento di Anzio e Nettuno, prima di perdere ogni possibilità di recuperare il controllo su quel territorio”.

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ERGASTOLO PER I BOSS – RUOTOLO (GRUPPO MISTO): “OGGI E’ NU JUORN BBUON. NON FU SOLO LA MAFIA A TENTARE IL COLPO DI STATO”

“Ergastolo per il boss della ’ndrangheta Rocco Santo Filippone e per il capo mafioso Giuseppe Graviano. Una sentenza storica emessa dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria che prova come alla stagione stragista finalizzata a un tentativo di colpo di Stato parteciparono tutte le organizzazioni criminali. Non solo i corleonesi di Totò Riina ma anche i capi della ‘ndrangheta agirono nel biennio stragista 92-94”. E’ il commento del senatore Sandro Ruotolo (Gruppo Misto) presente oggi in aula alla lettura del verdetto di condanna. “La sentenza di primo grado appena pronunciata dalla Corte d’assise di Reggio Calabria è importante perché si è conosciuto quest’altro pezzo di verità. Questo vuol dire cercare sempre la verità e la giustizia e mai accontentarsi delle ‘prime verità. Dopo le stragi del ’92 in Sicilia, nel ’93 ci furono le bombe di Firenze, Milano e Roma e poi abbiamo saputo dal pentito Gaspare Spatuzza che nella stagione stragista era coinvolta anche la ‘ndrangheta calabrese e un deposito di armi era pronto ad essere utilizzato dalla camorra napoletana. A Reggio Calabria ci furono tre agguati agli equipaggi delle radiomobili. In sequenza, uno dopo l’altro. Due carabinieri uccisi, due illesi e due feriti gravemente. Ecco, mi sembrava importante esserci oggi da senatore accanto ai familiari dei carabinieri uccisi, accanto a quella magistratura che non si stanca mai di cercare verità e giustizia. Oggi è nu juorn bbuon” conclude il senatore Ruotolo, che da cronista ha raccontato i segreti inconfessabili ed è finito per questo sotto scorta.

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PONTE SULLO STRETTO – DE PETRIS (LeU): “OPERA INUTILE, COSTOSISSIMA, DEVASTANTE PER L’AMBIENTE, PREZIOSA SOLO PER LA MAFIA. ITALIA VIVA SI RASSEGNI: E’ UN CAPITOLO CHIUSO”

“Il senatore Faraone e Italia viva hanno il diritto di proporre quello che vogliono, anche un’opera folle, inutile, già rivelatasi costosissima anche solo in fase ipotetica, disastrosa per l’ambiente, preziosa solo per mafia e ‘ndrangheta, come il Ponte sullo Stretto.  Ma il senatore Faraone e Italia viva devono aver confuso questo governo con uno di quelli guidati da Silvio Berlusconi, il cui sogno era non a caso proprio il Ponte sullo Stretto”, afferma la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, dopo le dichiarazioni in aula del capogruppo di Iv Faraone a favore del Ponte.

“Conviene essere assolutamente chiari. Il Ponte sullo Stretto non è un’opzione rimasta aperta in attesa di decisione. Tutte le analisi europee e tutte le valutazioni di impatto ambientale lo hanno bocciato senza appello. Stiamo ancora pagando costi esorbitanti anche solo per averne parlato. Il tentativo di usare la crisi innescata dalla pandemia per riaprire un capitolo già chiuso non ha alcuna possibilità di successo e sarà bene che Italia viva se ne faccia rapidamente una ragione”, conclude la presidente De Petris.

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MERCATO ORTOFRUTTICOLO DI FONDI – RUOTOLO (GRUPPO MISTO): “ABBIAMO CHIESTO AL MINISTRO LAMORGESE DI ASSICURARE LA BONIFICA RADICALE DELLA FILIERA AGROALIMENTARE DA OGNI CONDIZIONAMENTO MAFIOSO E VALORIZZARE IL LAVORO DEGLI INQUIRENTI E DELLE FORZE DELL’ORDINE”

“Quali iniziative il ministro dell’Interno intende adottare per valorizzare il prezioso lavoro degli inquirenti e delle forze dell’ordine nel territorio di Fondi e assicurare la bonifica radicale della filiera agroalimentare da ogni condizionamento mafioso, affinché si assicuri legalità e trasparenza?” Lo chiede il senatore Sandro Ruotolo (Gruppo Misto) in una dettagliata interrogazione rivolta al Ministro dell’Interno Lamorgese e sottoscritta dalle senatrici Loredana De Petris e Paola Nugnes.  “Le infiltrazioni criminali nel territorio di Fondi (Latina) sono state oggetto negli anni di molteplici attenzioni da parte degli investigatori e delle forze dell’ordine a causa del radicamento che varie organizzazioni mafiose esercitano sul settore agroalimentare, uno dei comparti produttivi più importanti del Paese, al fine di monopolizzare i trasporti da e per il mercato ortofrutticolo (MOF) del comune dell’agro pontino. Il mercato ortofrutticolo di Fondi, tra i più importanti in Europa, movimenta oltre 1,1 miliardi di chili di ortaggi e frutta provenienti da oltre 4.000 imprese agricole, soddisfacendo il fabbisogno annuale negli approvvigionamenti alimentari di oltre 4 milioni di italiani. Già a partire dall’inchiesta condotta dalla DIA di Roma e dal Comando provinciale dei Carabinieri di Latina nel 2009 risulta l’influenza pervasiva nella gestione del mercato ortofrutticolo di Fondi esercitata dagli uomini della ‘ndrangheta calabrese appartenenti alla nota cosca Tripodo di Reggio Calabria, la cui mediazione per l’accesso al MOF era stata svelata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nel 2007. Altre operazioni dell’antimafia, ‘Sud pontino’, ‘Store’, ‘Gea’ e ‘La Paganese’ hanno evidenziato successivamente il controllo del trasporto ortofrutticolo attuato da un cartello di clan della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta che imponevano, di fatto, regole e tariffe a vettori e produttori nel mercato di Fondi”. “Le indagini, in particolare, hanno fatto emergere un ruolo chiave nel condizionamento criminale da parte di Giuseppe D’Alterio per i suoi rapporti con la mafia calabrese e con i clan camorristici, in particolare quello dei Casalesi, utili per garantire che i mezzi di trasporto, oltre ai prodotti ortofrutticoli, potessero essere utilizzati anche per trasportare sostanze stupefacenti. Le ultime indagini hanno fatto emergere l’isolamento in cui ha lavorato l’amministratore giudiziario de ‘La Suprema Srl’, ex società di trasporto di D’Alterio, per mandare avanti l’azienda posta sotto sequestro, allo scopo di dare continuità al lavoro e alle commesse, prima di essere obbligato a metterla in liquidazione, mentre sarebbe stata agevolata la neonata società intestata alla moglie di D’Alterio. La criminalità riesce ad insinuarsi perfettamente nella filiera del cibo, dalla produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, assicurando il riciclaggio di patrimoni illeciti che provengono dal traffico di stupefacenti, assumendo il controllo del mercato attraverso intimidazioni, estorsione, impiego di denaro illecito, concorrenza con minaccia o violenza e reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso, come risulta emblematicamente dalle vicende giudiziarie attorno al mercato ortofrutticolo di Fondi. Secondo il dossier sulle Agromafie di Eurispes il volume d’affari annuale delle mafie nel settore agroalimentare arriva a 24,5 miliardi di euro. Un quadro allarmante che ci ha spinti a chiedere al ministro Lamorgese un intervento affinché si assicuri una bonifica radicale della filiera agroalimentare da ogni condizionamento mafioso e si valorizzi il prezioso lavoro degli inquirenti e delle forze dell’ordine nel territorio di Fondi, garanzia di legalità e trasparenza”.

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REGIONALI – DE PETRIS (LEU): “SALVINI E’ RAZZISTA. CITOFONI PIUTTOSTO ALLA ‘NDRANGHETA”

“Dopo l’oscena sceneggiata razzista di ieri, mi aspetto che adesso Salvini mostri un po’ di vero coraggio e si attacchi al citofono anche di qualche pezzo da novanta delle ‘ndrine in Calabria. Mi permetto di ricordargli che si vota anche lì e che può facilmente raccogliere informazioni precise e dettagliate, invece di chiacchiere per sentito dire, su chi spaccia tonnellate di droga”, afferma la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto.

“Quel che è successo a Bologna è davvero gravissimo. Non solo perché è inconcepibile che un leader politico si permetta di accusare pubblicamente qualcuno solo sulla base della nazione di provenienza o dell’etnia, ma anche perché lo ha potuto fare di fronte alle telecamere compiacenti dei media e scortato dalle forze dell’ordine. E’ evidente che questa deriva deve essere fermata una volta per tutte”.

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