All Posts Tagged: PITESAI

TRIVELLE – LA MURA (GRUPPO MISTO): “CONTINUA LA FARSA DELLA TRANSIZIONE”

“Con l’ultima sortita del PiTESAI, il Governo ha dimostrato ancora una volta la sua coerenza rispetto all’involuzione sui temi ambientale e dell’energia. Con la scusa di poter calmierare gli aumenti in bolletta, ha cercato maldestramente di indorare l’azione di aver reso idoneo alle trivelle il 42,5% del territorio nazionale e l’11,5% delle aree marine italiane. In realtà però ha tappato un buchino aprendo una voragine, di cui a pagarne le conseguenze sarà l’ambiente, l’unico grande dimenticato del Governo e del MiTE di Cingolani”. Cosí si esprime in nota la senatrice del gruppo Misto, Virginia La Mura, membro della commissione Ambiente di Palazzo Madama che sul tema trivelle sta lavorando a un dossier di prossima pubblicazione. “Ha sintetizzato bene il quadro dell’attuale situazione il direttore scientifico delle campagne di Greenpeace Italia, quando ha affermato che il PiTESAI si riduce le aree dove è possibile estrarre gas, ma di fatto cancella dalla mappa solo quelle dove non ce n’è. Una ipocrisia in piena regola. Anche a fronte del via libera alla pratica dell’air gun, mi chiedo a cosa sia servito inserire nel PNRR il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini nelle acque italiane, dopo un lungo lavoro che mi ha personalmente tenuta impegnata. È evidente che questo Governo preferisce promuovere solo di facciata le politiche pro ambiente, per poi concretamente agire a beneficio delle multinazionali e del profitto”, conclude.

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NADEF – VIRGINIA LA MURA: “MI ASTENGO DAL VOTO, C’È IL RISCHIO DI GREENWASHING GOVERNATIVO”

“Bene che il documento rilevi che la politica resterà espansiva fino a quando il PIL e l’occupazione avranno recuperato non solo la crisi, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019, condizioni che secondo il documento saranno soddisfatte dal 2024, sebbene secondo la Corte dei Conti tali previsioni potrebbero essere fin troppo ottimistiche”. Lo ha dichiarato in Senato Virginia La Mura (SI). “L’economia italiana sarà certamente favorita anche dal PNRR quale occasione per il rilancio in chiave di sostenibilità ambientale e sociale, come sottolineato anche dalla terza raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea, anche se il PNRR presenta importanti criticità, che ho a suo tempo evidenziato. Bene che venga evidenziato che le entrate derivanti dalla revisione delle imposte ambientali e la riforma dei sussidi ambientalmente dannosi andranno utilizzate per ridurre altri oneri a carico dei settori produttivi, ma si dovrebbe specificare attività produttive ecosostenibili, secondo il regolamento tassonomia e il principio “non arrecare un danno significativo. Bene anche gli investimenti verso ricerca, innovazione e istruzione.
Inoltre, nel documento si tratta il tema della valutazione dell’impatto ambientale dei progetti ricompresi nel PNRR e nel PNIEC. Attenzione però, perché in questo caso un conto è l’ottimizzazione degli iter amministrativi, un conto è ad esempio dire che il parere della soprintendenza è non vincolante, ad esempio come è avvenuto nel testo dell’atto di governo di recepimento della direttiva sulla promozione dell’uso delle rinnovabili. Sempre in tema di semplificazione, ricordo anche che è grave che sia stato rimandata ad almeno un anno l’adozione della pianificazione delle attività marittime, mentre si va avanti con il PITESAI che dà il via alla ricerca e prospezione di idrocarburi lungo le coste e nelle aree protette. Il rischio, come manifestato anche dalle proteste dei giovani, è che tutte queste intenzioni e tutte queste misure si traducano poi in greenwashing governativo, far vedere che si presta attenzione alle tematiche ambientali, ma in realtà poi nulla o ben poco cambia! Investire sul gas è, ad esempio, un azzardo, che rischia di compromettere la transizione ecologica. Se, infine, ritengo positivo che la Nadef sottolinei la particolare importanza alla mobilità sostenibile e integrata di persone e merci e che gli investimenti pubblici dovranno contribuire a rendere il sistema infrastrutturale italiano più moderno e sostenibile, in grado di rispondere alla sfida della decarbonizzazione del sistema energetico, non è tollerabile che sia stato aggiunto all’ultimo tra i DDL Collegati alla prossima legge di bilancio, un ulteriore disegno di legge recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, comma 3 della Costituzione”. Questo disegno di legge riguarda l’ambiente perché tra le materie in cui si possono riconoscere ulteriori forme di autonomia c’è l’ambiente, e, più nel dettaglio “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”. E sul ruolo delle regioni ha già inciso la riforma Cartabia, prevedendo il concerto con il Ministero per gli affari regionali e le autonomie e il parere della Conferenza unificata, senza poi considerare l’improcedibilità per i giudizi di impugnazione. Concludendo, mi asterrò dal voto perché sebbene riscontri iniziative positive all’interno della Nota, non è stato dato al Parlamento il tempo per poterne approfondire i dettagli e fornire contributi per migliorare il testo. Viviamo un periodo delicato e cruciale, le misure finanziarie, soprattutto in tema ambientale, devono essere concrete e ben orientate, ce lo stanno chiedendo i giovani cui stiamo lasciando un mondo che mette a rischio la loro stessa sopravvivenza”.

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DIRETTIVA RINNOVABILI – VIRGINIA LA MURA (SI): “IL GOVERNO DÀ LA PRIORITÀ ALLE FONTI FOSSILI E DIMENTICA LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ”

“Il testo del Governo per recepire nel nostro Paese la direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili presenta gravissime criticità che vanno nella direzione opposta a quella richiesta dall’UE e a tal proposito ho presentato osservazioni dettagliate utili a risolvere tali problematiche”, così la Senatrice in Commissione Ambiente Virginia La Mura (SI).
“Innanzitutto, il Governo non adotta un Piano di gestione dello spazio marittimo, cosa che avrebbe dovuto fare entro il 31 marzo scorso. Il piano è utile anche a indicare aree marine da tutelare. Invece, a breve sarà approvato il PiTESAI, con lo scopo di individuare le aree dove sarà possibile svolgere o continuare a svolgere le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi. Insomma, prima il Governo individua le aree dedicate alle fonti fossili e solo dopo si preoccupa di individuare quelle da tutelare. Peccato che se si inizierà a trivellare in un’area da tutelare, certamente non sarà più possibile proteggerla! E tutto questo in spregio a quanto previsto dalle direttive UE. Intanto, il Governo prevede anche che, nelle more dell’adozione del Piano di gestione dello spazio marittimo, sono idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile off-shore le piattaforme petrolifere in disuso e l’area distante due miglia nautiche da ciascuna di esse, oltre ai porti per gli impianti eolici. Per di più rendendo non vincolante il parere dell’autorità paesaggistica e riducendo i tempi per il rilascio delle autorizzazioni. Tutto ciò deve essere eliminato dal testo del Governo, altrimenti l’Italia rischierà un’ennesima procedura di infrazione. Come molto spesso accade, il Governo manca di una visione di insieme che promuova la coesistenza di tutte le attività relative al mare garantendo il buono stato ecologico delle acque marine, con il rischio di compromettere definitivamente alcuni settori economici, con le conseguenti ripercussioni sociali, di devastare interi territori e perdere l’occasione di assumere un ruolo centrale nel Mediterraneo e in Europa negli anni a venire”.

6/10/2021

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AMBIENTE – LA MURA: “PER IL GOVERNO SONO PIÙ IMPORTANTI LE TRIVELLE DELLA TUTELA DEL MARE”

“Il Governo, e in particolare il ministro della transizione ecologica Cingolani, nei suoi piani dà priorità alle trivelle invece di dare il giusto spazio alla tutela del mare. Non c’è alcuno schema logico nei piani che stanno seguendo, e se invece uno schema c’è, mira a distruggere gli ecosistemi marini per regalare i nostri tesori naturali ai petrolieri”, così la senatrice e oceanografa Virginia La Mura (SI).

“Sono mesi che insisto sull’urgenza di approvare i piani di gestione dello spazio marittimo (MPS), che servono in sostanza a regolare e dividere in aree a loro destinate tutte le attività al mare, quali, ad esempio, la balneazione, il turismo, i trasporti, la produzione di energia, la pesca, l’acquacoltura, promuovendone la coesistenza e la prosperità, e mantenendo un buono stato ecologico delle acque marine e dei fondali. Il MIT (attuale MIMS) avrebbe dovuto approvare tali piani entro il 31 marzo 2021, e, invece, ad oggi non risulta neppure avviato il procedimento di valutazione ambientale strategica. Il mese scorso ho depositato un’interrogazione, rivolta anche al Ministro Cingolani, per chiedere conto di questo ritardo, senza, tuttavia, avere risposta. Sembrerebbe che si voglia ritardare la pianificazione dello spazio marittimo (MPS), che individuerebbe anche gli spazi da riservare alla natura proteggendoli, a favore delle sole attività di estrazione di petrolio e gas, e del potenziamento delle rinnovabili offshore, in violazione degli obiettivi della Marine Strategy e del principio di “non arrecare danno significativo” (DNSH). Del resto, oggi abbiamo una conferma di ciò che avevo già denunciato durante la redazione del PNRR. E infatti uniche priorità del Ministero della transizione ecologica sono il Piano che definisce le aree idonee per le trivellazioni, il cui nome “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee” (PiTESAI) confonde e nasconde la verità sulle trivelle, e l’Atto Governo 292 sulle rinnovabili (decreto FER II), che consentirà l’utilizzo delle piattaforme petrolifere in disuso e dei porti per l’installazione degli impianti offshore per la produzione di energia rinnovabile, a valle delle semplificazioni introdotte dal decreto Semplificazioni (DL 77/2021) in materia ambientale. Nel frattempo il “Governo dei migliori”, con il decreto FER II, ha spostato l’approvazione dei piani di gestione dello spazio marittimo intorno a giugno 2022, rimandando ulteriormente il rilancio dell’economia del mare e dei nostri 8500 km di costa, e, con il PiTESAI che invece sarà approvato a giorni, sta agevolando ancora una volta la lobby dei petrolieri. Infatti il PiTESAI consentirà di estrarre gas e petrolio, con nuove concessioni, anche lungo la fascia costiera e nelle aree protette e aprirà la strada anche allo stoccaggio di CO2 nei pozzi esauriti. La Strategia dell’UE per la biodiversità prevede entro il 2030 di ampliare le aree protette di almeno il 30% sia a terra che a mare. Ciò significa che bisogna considerare anche le aree che io definisco aree potenzialmente protette, ossia le aree che attualmente non sono giuridicamente protette, ma che, data la valenza ecologica, dovranno essere protette per conseguire l’obiettivo europeo del 30%. È ciò che dice anche la Commissione VIA-VAS che in tema di criteri ambientali, precisa che questi devono essere intesi come dinamici e adattivi per avere la possibilità, ogni volta che si individuano nuove aree ad elevato valore ecologico, di escluderle dallo sfruttamento economico. Il PiTESAI non ha recepito la sostanza di questa raccomandazione: di dare più spazio alla Natura! Se il Governo permette di trivellare ovunque non ci saranno più aree marine da proteggere, viceversa solo dopo aver individuato queste ultime è eventualmente possibile definire dove trivellare senza arrecare danni agli ecosistemi marini. Ma ognuno ha le sue priorità, quella del ministro Cingolani evidentemente è aiutare i petrolieri”.

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TRIVELLE – DE PETRIS (LEU): “PREOCCUPATI PER LE NUOVE AUTORIZZAZIONI AI POZZI, ACCELERARE SUBITO SUL PITESAI”

“Siamo preoccupati per le 7 nuove autorizzazioni rilasciate dal Ministro Cingolani per ben 11 nuovi pozzi per idrocarburi, di cui uno anche esplorativo, nel mare Adriatico, anche se riferite a procedimenti in corso da anni, che a quanto pare non rientravano nella moratoria. Dunque è necessario accelerare subito sul Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, unico strumento per fermare altre autorizzazioni e altri procedimenti in itinere. E chiediamo al Ministro Cingolani di trovare uno strumento amministrativo per fermare queste nuove autorizzazioni”.

Lo dichiara la capogruppo di Leu al Senato Loredana De Petris, che aggiunge:

“Se si continua così non arriveremo mai alla riduzione delle emissioni del 55 % entro il 2030, né tantomeno all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
Le estrazioni di gas e petrolio lo abbiamo sempre sostenuto – sono una scelta energetica arretrata e pericolosa che compromette l’ambiente marino e in contrasto con la drammatica evidenza dei cambiamenti climatici. Ci auguriamo che il Governo voglia continuare a seguire l’ambiziosa strada intrapresa verso la transizione ecologica Transizione ecologica promuovendo le fonti pulite rinnovabili, e non certo premiando, come avvenuto in passato, progetti fossili e petrolieri di turno”, a concluso De Petris.

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AMBIENTE – LA MURA (GRUPPO MISTO): “CANCELLATO IL MINISTERO DELL’AMBIENTE A FAVORE DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA, VIA LIBERA ALL’ACCAPARRAMENTO DI SPAZIO TERRESTRE E MARINO SENZA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA”

“La sintesi dei primi 3 anni di questa legislatura mette in luce quanto la questione dell’accaparramento dello spazio terrestre, marino e anche atmosferico sia stato il campo di contesa politico-economico che ha portato alla caduta del governo Conte 2”. Lo dichiara la senatrice Virgina La Mura del gruppo Misto, che aggiunge: “La legge sul consumo del suolo è stata congelata in commissione Ambiente al Senato, strumento potentissimo che avrebbe dovuto regolamentare l’utilizzo dello spazio entro il quale svolgere le attività umane, sia economiche che sociali, senza danneggiare ulteriormente la biodiversità e l’agricoltura. Sospese altresì la legge Salvamare per la regolamentazione della raccolta accidentale dei rifiuti marini da parte dei pescatori durante le operazioni di pesca (i rifiuti marini hanno ricoperto i fondali con conseguente perdita di vita marina e stock ittici), la legge sull’acqua, la legge sull’agricoltura biologica e biodinamica. Sospesi nei Ministeri il decreto fanghi, non dimentichiamo che con un emendamento al decreto Genova abbiamo consentito di spandere sui terreni agricoli i fanghi industriali, il decreto sul dissesto idrogeologico, la legge Terra Mia. Al contempo, siamo stati veloci nel distruggere pezzo per pezzo leggi troppo ingombranti per gli inquinatori, una tra tutte, la Valutazione di Impatto Ambientale e la consultazione pubblica degli enti locali e dei cittadini per la realizzazione di opere molto dannose per l’ambiente, ma l’obiettivo è di eliminarla del tutto. Quando parliamo di biodiversità dovremmo anche ricordarci che i nostri boschi e foreste sono oggetto di predazione da parte dell’industria energetica e la fauna selvatica, importantissima per il mantenimento degli ecosistemi, è fortemente minacciata come anche le nostre spiagge e il mare con la sua vita sottomarina. Abbiamo solo spostato più avanti di altri 6 mesi il tema delle trivellazioni e la realizzazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale (PITESAI). Proroghiamo ancora di 6 mesi il Piano per l’individuazione dei siti per la costruzione dei depositi dei rifiuti nucleari (CNAPI), e nel piano prevediamo anche la costruzione di un centro per la ricerca nucleare, perché?

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che serve per la realizzazione della transizione energetica sostenibile, a seguito della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la conseguente consultazione pubblica, ha messo in luce la mancanza di un Piano di individuazione delle aree idonee, sia regionale che nazionale, per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, pale eoliche, e altri impianti per la produzione di energia rinnovabile. La soluzione? Nel decreto Semplificazioni dell’agosto scorso è stata introdotta una norma grazie alla quale sarà un DPCM a indicare l’elenco di aree “non” idonee alla realizzazione delle infrastrutture per la transizione energetica e non un piano. Allo stesso tempo è in forte ritardo (dunque a rischio di infrazione europea) il Piano di utilizzo dello spazio marittimo che dovrebbe individuare in Italia entro il 2021 e nei mari europei entro il 2022, le modalità per far coesistere le attività di pesca, le installazioni di campi eolici e fotovoltaici, il turismo, il trasporto marittimo con, ad esempio, il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità, così come per la terra ferma. Ovviamente in questo elenco con possiamo dimenticare le ecomafie, le procedure di infrazione per le emissioni in atmosfera, gli scarichi illeciti di acque reflue e i rifiuti, e da qui l’economia circolare che oscilla tra la produzione energetica che brucia rifiuti di tutti i tipi, anche i fanghi della depurazione, intossicando la nostra aria, e la produzione di nuovi materiali prodotti dagli scarti. Avete mai indossato un paio di scarpe o una borsa di pelle di mela o di cactus? Io si, prodotti da artigiani italiani che sopravvivono tra mille stenti!
Il tema ambientale langue da decenni e so bene quanto abbiamo combattuto per scardinare le resistenze dei poteri economici. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe essere terzo rispetto agli altri ministeri perché esprime valutazioni di impatto delle opere e delle attività umane che inevitabilmente impattano sugli ecosistemi naturali e sulla biodiversità e al contempo promuove e finanzia ciò che in Italia c’è di sostenibile, vedi anche le ZEA che tentano di portare una boccata di ossigeno nelle aree protette. Ma se le attività più dannose, come la produzione di energia, sono inglobate nel Ministero dell’Ambiente, la tutela dell’ambiente soccomberà perché il controllore e il controllato saranno costituiti dallo stesso ente e questo ci riporta alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ovvero ai “piani delle aree idonee alla transizione” e dunque al Recovery Plan.
Confindustria, attraverso il suo giornale, sta sottolineando spesso come la Commissione VIA, fondamentale in quanto l’UE obbligherà a standard di controlli per l’ammissione dei progetti del Recovery e in quanto molto passerà per le infrastrutture, sia lenta ad esaminare i progetti (650 ancora in sospeso), e questo è un problema perché i progetti del Recovery devono riguardare opere completabili entro il 2026. Si attribuiscono colpe ai procedimenti di VIA, mentre è la qualità dei progetti presentati ad essere scarsa, per cui la commissione VIA deve fungere da soccorso istruttorio in quanto spesso manca la documentazione prevista dalla normativa; in tal caso il problema riguarderebbe il fatto che viene consentito a tali progetti di accedere alla verifica di commissione, seppur carenti. Inoltre, viene segnalata carenza di supporto tecnico (fornito dall’ISPRA). Sul valore della partecipazione nei processi decisionali, anche nel PNRR le autorità regionali e locali possono essere partner importanti nell’attuazione delle riforme e degli investimenti. A tale riguardo, esse dovrebbero essere adeguatamente consultate e coinvolte. Il Piano dovrebbe contenere una sintesi del processo di consultazione, condotto conformemente al quadro giuridico nazionale, delle autorità locali e regionali, delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, delle organizzazioni giovanili e di altri portatori di interessi e il modo in cui il Piano per la ripresa e la resilienza tiene conto dei contributi dei portatori di interessi. Semplificare non può significare togliere la parola ai cittadini ed eliminare il confronto costruttivo, altrimenti si sposta semplicemente il conflitto in sede giudiziaria.
Alcune associazioni lo hanno capito e sostengono che la commissione VIA debba essere più rigida nel rigettare i progetti (solo il 10% attualmente viene respinto) e nel fatto che non deve andare incontro ai progetti manchevoli aiutandoli a supplire alle carenze di documentazione. Confindustria ipotizza addirittura l’eliminazione del PNIEC, accusando il governo Conte di aver creato solo confusione, nonostante molti progetti del Recovery saranno afferibili proprio al PNIEC. Ma basta accedere al sito dell’Europa e verificare l’iter, elaboratissimo, per verificare il meccanismo per essere ammessi ai finanziamenti e scoprire che si fa riferimento al PNIEC e che le opere afferenti alla transizione verde devono rispettare il Green Deal e soprattutto che saranno emessi Bond Green con precisi criteri ambientali da rispettare, tanto è vero che nel primo pilastro del regolamento del fondo del Recovery, l’Europa ha tenuto a precisare che deve essere conservata la Natura. Questo implica la realizzazione di piani per l’individuazione di aree idonee che siano compatibili con tutte le attività umane e con la natura, quindi sottoposti a VAS. Non solo, tutti nascondono o ignorano del tutto che i progetti devono rispettare il principio “DO NOT SIGNIFICANT HARM” per il quale è stato predisposto uno specifico regolamento, anche in italiano. Cosa significa? Che le attività da finanziare devono essere compatibili con tutte le matrici ambientali e devono rispettare gli obiettivi per il clima, si va in pratica oltre la VIA, con principi più restrittivi. Non siamo più nel Far West, anche se rischiamo di ritornarci”.

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