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BOLOGNA – ERRANI (ARTICOLO UNO): “AVANTI CON LEPORE PER UN NUOVO CENTROSINISTRA”

“Grande soddisfazione per la vittoria di Matteo Lepore alle primarie di Bologna”: così il senatore di Articolo Uno Vasco Errani sulla vittoria di Matteo Lepore alle primarie bolognesi.

“E’ una vittoria resa ancora più bella dall’alta partecipazione del popolo del centrosinistra e che conferma Bologna come una delle città più progressiste del Paese. Ora non c’è tempo da perdere: occorre andare avanti con la fabbrica del programma per costruire il campo largo del nuovo centrosinistra col contributo anche del Movimento Cinque Stelle. Un centrosinistra nuovo che dobbiamo fondare sui contenuti, che valorizzi l’impegno di questi mesi di Coraggiosa e Coalizione Civica insieme a Matteo Lepore e che sia all’altezza delle nuove sfide che Bologna ha davanti: la sfida del Recovery, della transizione ecologica, della lotta alle nuove disuguaglianze attraverso l’innovazione e la costruzione di un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile. Queste sono le grandi sfide per tutto il Paese e Bologna, con Lepore e il nuovo centrosinistra, potrà essere leader di un grande processo di cambiamento, conclude il senatore di Articolo Uno.

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DL SEMPLIFICAZIONI – DE PETRIS (LeU): “LA DEREGULATION NON VA. IL GOVERNO DEVE MODIFICARE PROFONDAMENTE LA BOZZA”

“Così com’è la bozza del dl Semplificazioni proprio non va. Deregulation sugli appalti, subappalti senza limite, gare al massimo ribasso, innalzamento della soglia della trattativa privata, smantellamento delle norme di tutela dei centri storici, ennesima modifica delle norme sulla Valutazione di Impatto ambientale. Le esigenze di accelerazione sono giuste ma non è cambiando continuamente le norme che questa si produce. Questa è la quarta semplificazione. Anzi si rischia esattamente il contrario. Inoltre le norme contenute nella bozza di decreto che circola rischia di mettere in discussione il principio cardine del Next Generation Eu, in base al quale nessun progetto del Pnrr deve risultare dannoso per l’ambiente. Proprio questo danno rischia invece di essere l’effetto del decreto nella versione attuale. Il governo deve quindi rivedere profondamente e radicalmente quella bozza”, afferma la capogruppo di LeU al Senato Loredana De Petris.
“La deregulation rischia di favorire le infiltrazioni criminali, allentare i controlli di legalità e di sicurezza sul lavoro, aumentare il numero già enorme di incidenti nei cantieri, eliminare ogni tutela sui centri storici, indebolire colpevolmente la Valutazione di impatto ambientale delle opere e la stessa qualità delle opere pubbliche. Al contrario, le semplificazioni devono avvenire nel pieno rispetto delle tutele storiche e ambientali, della legalità, dei diritti e della sicurezza dei lavoratori”.
“Il problema dei tempi troppo lunghi non dipende dalle gare d’appalto ma dalla precedente fase di progettazione. Non serve dunque un’ennesima modifica peggiorativa del codice degli appalti ma un piano straordinario di reclutamento di personale qualificato nella PA. Senza dimenticare che la prima accelerazione necessaria, anche alla luce dell’ispirazione del Recovery Plan europeo, è quella che riguarda le energie rinnovabili. Su questo e non su una deregulation selvaggia deve concentrarsi il governo”, conclude la presidente De Petris.

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COVID – ERRANI (ARTICOLO UNO): “FINISCA LA CONTRAPPOSIZIONE TRA APERTURISTI E RIGORISTI”

“Il tema dell’assistenza domiciliare per i pazienti covid di cui stiamo discutendo oggi è importante e fondamentale ma sappiamo che c’è un tema più generale che attiene alla sanità territoriale che va affrontato strategicamente. Vi sono realtà e regioni in cui in questi anni si sono fatti veri e propri passi indietro. Occorre confrontarsi seriamente non per dare voti o per fare classifiche ma per capire come usare al meglio le risorse del Recovery in relazione alle scelte strategiche della sanità del futuro. Questa è una discussione a cui potremmo dedicarci come Senato, con un approfondimento vero, come noi abbiamo già proposto da tempo”, dichiara il senatore di Articolo Uno Vasco Errani nel suo intervento a palazzo Madama.
“Credo sia anche ora di finirla con la contrapposizione tra ‘aperturisti’ e ‘rigoristi’. Nella tragedia che stiamo affrontando porre la questione in questo modo non è solo bugiardo ma è anche sciocco e pericoloso. È evidente che sia necessario aspettare la discesa dei contagi e la decongestione delle terapie intensive e la priorità, oggi, dovrebbe essere ricostruire il tracciamento. Naturalmente con il nuovo scostamento e il nuovo decreto sostegni sarà necessario dare una risposta adeguata e all’altezza alle tante esigenze di imprese, lavoratori e famiglie che soffrono l’attuale situazione di grave difficoltà. Voglio però essere chiaro su un punto: nessuno pensi o si illuda di scaricare le responsabilità sul ministro della Salute Roberto Speranza perché sarebbe gravissimo, tanto più grave e inaccettabile se a farlo sono forze che compongono questa maggioranza. Attenzione, nessuno può sottovalutare le minacce che sono arrivate al ministro Speranza e al presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: non bastano le condanne formali. Occorre un salto di qualità nella responsabilità e sono certo che il Presidente Draghi saprà dire con chiarezza che quelle che stiamo prendendo non sono le scelte di un solo ministro ma del governo, della maggioranza, della Repubblica. Nelle difficoltà che stiamo incontrando l’emergenza vaccini è determinante. C’è un solo modo di affrontarla: la sospensione dei brevetti. Sia quindi il Parlamento ad assumere l’iniziativa e a invitare il governo italiano a muoversi perché la Ue chieda e ottenga dall’OMC la sospensione dei brevetti”.

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RECOVERY – DE PETRIS (LeU): “NON È  PIU’ TEMPO DI TIMIDI PASSI. ORA SONO NECESSARIE SCELTE RADICALI SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA”

“Il lavoro svolto dal Parlamento sul Pnrr rappresenta un passaggio estremamente importante che dovrà guidare le scelte che si concretizzeranno in progetti nelle prossime settimane. Dobbiamo dare una risposta complessiva a una crisi che è insieme sociale e ambientale, in coerenza con l’impianto europeo del Next Generation Eu. Quell’impostazione è davvero illuminante perché indica un collegamento stringente tra tutti gli aspetti della crisi, a partire da quello fondamentale che è l’urgenza di una radicale riconversione ecologica”, afferma la capogruppo di LeU al Senato Loredana De Petris nella sua dichiarazione di voto nel dibattito sul Pnrr.

“Questo non è più tempo di timidi passi ma di scelte radicali. Parlare genericamente di crescita non significa oggi più nulla. Bisogna invece ripensare dalle fondamenta il sistema a tutti i livelli: produttivo, di consumo e nei trasporti. Dobbiamo investire molto di più sulle energie rinnovabili. Dobbiamo investire per tutelare, conservare e riparare l’ambiente sapendo che si tratta di scelte fondamentali anche per l’economia. Dobbiamo anche sapere che la transizione ecologica non è un pranzo di gala e metterci in grado di fronteggiare i problemi anche occupazionali che ne deriveranno. Una sfida di questa portata non può essere affrontata a pezzi. Occorre una visione strategica complessiva, capace di tenere insieme con coerenza tutto. È sulla capacità di impostare questo progetto di futuro, questa idea grande, che la Storia ci giudicherà”, conclude la capogruppo di LeU.

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RECOVERY – ERRANI (ARTICOLO UNO): “PER SUPERARE LA CRISI SERVE UN CAMBIO DI PARADIGMA”

“Con le risorse messe in campo con il Pnrr siamo di fronte ad una sfida enorme, alla possibilità di un grande salto non solo rispetto alle conseguenze della crisi economica attuale perché anche prima della pandemia l’Italia non era davvero uscita dalla crisi del 2008. Dobbiamo affrontare problemi strutturali di base produttiva, di produttività, di qualità ed efficienza dei servizi. Dunque serve un cambio di paradigma e bisogna mettere nel conto anche rotture e cambi radicali di direzione. O si cambia il modello di sviluppo, e conseguentemente il modello sociale, o è impensabile poter recuperare le grandi disuguaglianze che stanno attraversando la nostra società: territoriali, di genere e sociali”, afferma il senatore di Articolo Uno Vasco Errani nel corso del dibattito al Senato sul Pnrr.

“E’ indispensabile pensare ad una nuova politica industriale che promuova processi di sostegno e accumulazione e la costruzione di nuove filiere produttive. Transizione ecologica significa impostare una nuova politica industriale e decidere di investire le risorse su nuove filiere senza finanziamenti a pioggia. Saranno scelte difficili e dolorose: bisognerà stabilire i tempi per la riconversione di un intero sistema industriale e affrontare il tema centrale del lavoro nelle nuove filiere industriali. Torna inoltre centrale il tema dello Stato nelle sue diverse articolazioni. La sburocratizzazione è importante, ma è fondamentale anche garantire celerità, trasparenza e lotta alla criminalità. Il Paese e la Pa devono dotarsi delle competenze in grado di portare avanti questo grande progetto ma per vincere questa sfida non bastano i migliori: occorrono sia una classe dirigente consapevole che una politica capace di misurarsi a questo livello. Questo è un compito che spetta a tutti noi”, conclude il senatore di Articolo Uno.

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RECOVERY – LA MURA (GRUPPO MISTO): “I POSSIBILI MIGLIORAMENTI AL NOSTRO PNRR”

“Con le osservazioni al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ho depositato in commissione Ambiente, ho voluto evidenziare le criticità presenti e proporre efficaci miglioramenti. Le osservazioni, frutto di oltre 6 mesi di lavoro, si sono focalizzate sul primo pilastro del Recovery, quello della transizione ecologica e della tutela della biodiversità. Si tratta di materie complesse che non possono essere trattate da economi o tecnologi, per questo tra le prime indicazioni che ho voluto dare, in conformità con quanto chiesto dalla Commissione europea, c’è quella di avvalersi di un team di ricercatori qualificati con un approccio ecosistemico”.

Lo ha dichiarato la senatrice Virginia La Mura del Gruppo Misto, che ha aggiunto: “Se l’obiettivo è quello di incentivare la crescita del capitale economico salvaguardando il capitale naturale, a differenza di come è stato fatto fino ad oggi, c’è bisogno di chi quel capitale naturale lo conosce bene e sia in grado di tutelarne la ricchezza. L’Italia è l’area a più elevata concentrazione di biodiversità in Europa e proprio per questo le politiche attuate nel nostro Paese saranno fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi complessivi europei. A tal proposito le mie proposte hanno riguardato il rafforzamento e l’espansione dell’attuale rete di Aree Protette terrestri e marine e della Rete Natura 2000 fino al 30% entro il 2030, eliminare il limite di spesa per beni e servizi in relazione ai parchi nazionali che impediscono agli stessi di spendere le risorse che hanno a disposizione. Insieme ad una gestione più sostenibile della pesca commerciale, che limiti anche la cattura accidentale di pesci, e sistemi di sorveglianza contro il bracconaggio, si potrebbe così ripristinare la natura della nostra penisola sia a terra che a mare impiegando circa 2 miliardi di euro. Altro elemento importante è quello dell’energia rinnovabile (mare, vento, sole, geotermia) che richiederà l’utilizzo di molto spazio sia a terra che a mare. La costruzione degli impianti di energia rinnovabile dovrà quindi convivere con le attività economiche, quali, ad esempio, il turismo, la pesca e l’acquacoltura e il trasporto marittimo. Per questo, è assolutamente fondamentale la pianificazione dello spazio dove costruire gli impianti in modo da escludere ulteriore consumo di suolo prediligendo invece aree già urbanizzate, non deturpando i paesaggi naturali, ma soprattutto facendo in modo di organizzare per località le aree in cui costruirli e fare in modo che le altre attività economiche non ne risentano. Tale organizzazione degli spazi dovrà essere effettuata anche e soprattutto a mare, sia ad esempio per l’eolico onshore che per l’offshore. Tutto ciò non viene fatto e, peggio ancora, il mare risulta essere il vero grande assente nel nostro Piano nazionale. E ciò è assurdo se si pensa che il Mediterraneo si sta riscaldando più rapidamente della media del pianeta ed è urgente intervenire per evitare conseguenze catastrofiche anche da un punto di vista economico. Inaccettabile che non si siano previste, ad esempio, misure per la tutela degli ecosistemi costieri intervenendo sulle fonti di inquinamento, regolamentazioni per la pesca e l’acquacoltura per porre fine al problema dell’overfishing, o che non sia stata prevista alcuna misura per limitare l’impatto ambientale dei porti o per attuare la digitalizzazione del mare per incrociare dati e monitorare gli effetti delle attività umane sugli habitat. Andrebbe anche finanziata adeguatamente la ricerca scientifica e a tal proposito ritengo necessaria l’istituzione di un Istituto Nazionale di ricerca marina che coordini le varie strutture di ricerca per raggiungere livelli altissimi razionalizzando e ottimizzando l’utilizzo delle risorse. Infine, ho voluto affrontare anche la tematica relativa ai corsi d’acqua e alle zone umide. Infatti, solo il 43% dei corpi idrici fluviali italiani e solo il 20% di quelli lacustri raggiungono lo stato di qualità buono richiesto dalla Direttiva Quadro sulle Acque; i nostri corsi d’acqua sono frequentemente interessati da devastanti interventi che ne modificano l’assetto compromettendo la biodiversità presente e aumentando il rischio di alluvioni. Per tali aree ho proposto di attuare un programma nazionale di rinaturazione e manutenzione attraverso l’utilizzo di specifici fondi che permettano il raggiungimento dello stato buono in tutti i corpi idrici. Il Piano di Ripresa e Resilienza italiano presenta quindi numerose criticità che possono essere risolte, così come dimostro nelle mie osservazioni. D’altronde dovrebbe essere obiettivo primario dato che almeno il 37% dei fondi stanziati dall’Europa dovrà essere utilizzato per la transizione ecologica e la tutela della biodiversità”.

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RECOVERY – LA MURA (GRUPPO MISTO): “NEL PIANO ITALIANO CI SONO GRAVI CRITICITÀ, A COMINCIARE DA UN GRANDE ASSENTE: IL MARE”

“Ho depositato le mie osservazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Uno strumento fondamentale che punta alla fuoriuscita dalla crisi socioeconomica scaturita dalla pandemia cambiando al contempo i paradigmi che ci hanno portato al disastro ambientale, contrastando dunque i cambiamenti climatici e preservando ecosistemi e biodiversità. Un piano però che tutt’oggi presenta gravi criticità”, lo dichiara la senatrice in commissione Ambiente Virginia La Mura (Gruppo Misto). “Innanzitutto c’è un grande assente: il mare! Bene che il ministro Cingolani mi abbia chiesto un approfondimento specifico, mostrando un’apertura quanto meno al confronto, ma da ciò che lui stesso ha comunicato in Aula non c’è da star tranquilli. Si dimentica troppo spesso che l’Italia è una penisola con 8500 chilometri di coste, 32 Aree Marine Protette, 9 arcipelaghi, 27 isole minori abitate, oltre 500 porti e che dunque il mare e l’economia blu sono elementi fondamentali per il nostro Paese e quindi da tutelare. I cambiamenti climatici porteranno all’innalzamento del livello del mare e quindi alla scomparsa di buona parte delle nostre coste con danni umani ed economici enormi. Abbiamo assolutamente bisogno di una pianificazione dell’utilizzo non solo dello spazio terrestre ma anche dello spazio marino affinché le attività dell’uomo a mare siano gestite in un’ottica ecosostenibile e si tutelino coste ed ecosistemi anche attraverso processi di digitalizzazione dei nostri mari che consentano una mappatura completa e dettagliata delle aree marine e le relative specificità. Tutto questo nel Piano attuale manca ed è inammissibile.
Dal punto di vista energetico è assurdo continuare a parlare di gas e addirittura di nucleare! Siamo ricchi di risorse rinnovabili e dovremmo utilizzare innanzitutto queste. Così come è inconcepibile sentir parlare di modello Genova per tutte le opere pubbliche. Significherebbe gestire tutto come se fossimo in una costante emergenza. Il modello Genova anche per il ponte del capoluogo ligure ha presentato notevoli limiti, innanzitutto di costo, ma andava bene perché riferito ad un’unica opera. Sarebbe assurdo farne un modello per tutta Italia”, conclude La Mura.

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RECOVERY – DE PETRIS (LeU): “STUPITI PER L’AFFIDAMENTO DELLA CONSULENZA A MCKINSEY. IL PARLAMENTO SIA INFORMATO E CONSULTATO”

“Siamo stupiti per la decisione del governo di affidare la consulenza sul Pnrr alla McKinsey. Il premier Draghi aveva assicurato in Parlamento che la cabina di regia del Pnrr sarebbe stata affidata al Mef, in stretto collegamento con i ministri competenti. E’ evidente che se questo disegno viene modificato il Parlamento deve essere preventivamente avvertito e consultato”, afferma la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto.

“In Parlamento proseguono le audizioni sulla bozza presentata dal governo Conte bis, senza che eventuali modifiche siano state comunicate e discusse. E’ invece necessario che governo e Parlamento si muovano di concerto condividendo in pieno la gestione di un Piano dal quale dipende il futuro del Paese”.

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AMBIENTE – LA MURA (GRUPPO MISTO): “CANCELLATO IL MINISTERO DELL’AMBIENTE A FAVORE DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA, VIA LIBERA ALL’ACCAPARRAMENTO DI SPAZIO TERRESTRE E MARINO SENZA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA”

“La sintesi dei primi 3 anni di questa legislatura mette in luce quanto la questione dell’accaparramento dello spazio terrestre, marino e anche atmosferico sia stato il campo di contesa politico-economico che ha portato alla caduta del governo Conte 2”. Lo dichiara la senatrice Virgina La Mura del gruppo Misto, che aggiunge: “La legge sul consumo del suolo è stata congelata in commissione Ambiente al Senato, strumento potentissimo che avrebbe dovuto regolamentare l’utilizzo dello spazio entro il quale svolgere le attività umane, sia economiche che sociali, senza danneggiare ulteriormente la biodiversità e l’agricoltura. Sospese altresì la legge Salvamare per la regolamentazione della raccolta accidentale dei rifiuti marini da parte dei pescatori durante le operazioni di pesca (i rifiuti marini hanno ricoperto i fondali con conseguente perdita di vita marina e stock ittici), la legge sull’acqua, la legge sull’agricoltura biologica e biodinamica. Sospesi nei Ministeri il decreto fanghi, non dimentichiamo che con un emendamento al decreto Genova abbiamo consentito di spandere sui terreni agricoli i fanghi industriali, il decreto sul dissesto idrogeologico, la legge Terra Mia. Al contempo, siamo stati veloci nel distruggere pezzo per pezzo leggi troppo ingombranti per gli inquinatori, una tra tutte, la Valutazione di Impatto Ambientale e la consultazione pubblica degli enti locali e dei cittadini per la realizzazione di opere molto dannose per l’ambiente, ma l’obiettivo è di eliminarla del tutto. Quando parliamo di biodiversità dovremmo anche ricordarci che i nostri boschi e foreste sono oggetto di predazione da parte dell’industria energetica e la fauna selvatica, importantissima per il mantenimento degli ecosistemi, è fortemente minacciata come anche le nostre spiagge e il mare con la sua vita sottomarina. Abbiamo solo spostato più avanti di altri 6 mesi il tema delle trivellazioni e la realizzazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale (PITESAI). Proroghiamo ancora di 6 mesi il Piano per l’individuazione dei siti per la costruzione dei depositi dei rifiuti nucleari (CNAPI), e nel piano prevediamo anche la costruzione di un centro per la ricerca nucleare, perché?

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che serve per la realizzazione della transizione energetica sostenibile, a seguito della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la conseguente consultazione pubblica, ha messo in luce la mancanza di un Piano di individuazione delle aree idonee, sia regionale che nazionale, per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, pale eoliche, e altri impianti per la produzione di energia rinnovabile. La soluzione? Nel decreto Semplificazioni dell’agosto scorso è stata introdotta una norma grazie alla quale sarà un DPCM a indicare l’elenco di aree “non” idonee alla realizzazione delle infrastrutture per la transizione energetica e non un piano. Allo stesso tempo è in forte ritardo (dunque a rischio di infrazione europea) il Piano di utilizzo dello spazio marittimo che dovrebbe individuare in Italia entro il 2021 e nei mari europei entro il 2022, le modalità per far coesistere le attività di pesca, le installazioni di campi eolici e fotovoltaici, il turismo, il trasporto marittimo con, ad esempio, il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità, così come per la terra ferma. Ovviamente in questo elenco con possiamo dimenticare le ecomafie, le procedure di infrazione per le emissioni in atmosfera, gli scarichi illeciti di acque reflue e i rifiuti, e da qui l’economia circolare che oscilla tra la produzione energetica che brucia rifiuti di tutti i tipi, anche i fanghi della depurazione, intossicando la nostra aria, e la produzione di nuovi materiali prodotti dagli scarti. Avete mai indossato un paio di scarpe o una borsa di pelle di mela o di cactus? Io si, prodotti da artigiani italiani che sopravvivono tra mille stenti!
Il tema ambientale langue da decenni e so bene quanto abbiamo combattuto per scardinare le resistenze dei poteri economici. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe essere terzo rispetto agli altri ministeri perché esprime valutazioni di impatto delle opere e delle attività umane che inevitabilmente impattano sugli ecosistemi naturali e sulla biodiversità e al contempo promuove e finanzia ciò che in Italia c’è di sostenibile, vedi anche le ZEA che tentano di portare una boccata di ossigeno nelle aree protette. Ma se le attività più dannose, come la produzione di energia, sono inglobate nel Ministero dell’Ambiente, la tutela dell’ambiente soccomberà perché il controllore e il controllato saranno costituiti dallo stesso ente e questo ci riporta alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ovvero ai “piani delle aree idonee alla transizione” e dunque al Recovery Plan.
Confindustria, attraverso il suo giornale, sta sottolineando spesso come la Commissione VIA, fondamentale in quanto l’UE obbligherà a standard di controlli per l’ammissione dei progetti del Recovery e in quanto molto passerà per le infrastrutture, sia lenta ad esaminare i progetti (650 ancora in sospeso), e questo è un problema perché i progetti del Recovery devono riguardare opere completabili entro il 2026. Si attribuiscono colpe ai procedimenti di VIA, mentre è la qualità dei progetti presentati ad essere scarsa, per cui la commissione VIA deve fungere da soccorso istruttorio in quanto spesso manca la documentazione prevista dalla normativa; in tal caso il problema riguarderebbe il fatto che viene consentito a tali progetti di accedere alla verifica di commissione, seppur carenti. Inoltre, viene segnalata carenza di supporto tecnico (fornito dall’ISPRA). Sul valore della partecipazione nei processi decisionali, anche nel PNRR le autorità regionali e locali possono essere partner importanti nell’attuazione delle riforme e degli investimenti. A tale riguardo, esse dovrebbero essere adeguatamente consultate e coinvolte. Il Piano dovrebbe contenere una sintesi del processo di consultazione, condotto conformemente al quadro giuridico nazionale, delle autorità locali e regionali, delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, delle organizzazioni giovanili e di altri portatori di interessi e il modo in cui il Piano per la ripresa e la resilienza tiene conto dei contributi dei portatori di interessi. Semplificare non può significare togliere la parola ai cittadini ed eliminare il confronto costruttivo, altrimenti si sposta semplicemente il conflitto in sede giudiziaria.
Alcune associazioni lo hanno capito e sostengono che la commissione VIA debba essere più rigida nel rigettare i progetti (solo il 10% attualmente viene respinto) e nel fatto che non deve andare incontro ai progetti manchevoli aiutandoli a supplire alle carenze di documentazione. Confindustria ipotizza addirittura l’eliminazione del PNIEC, accusando il governo Conte di aver creato solo confusione, nonostante molti progetti del Recovery saranno afferibili proprio al PNIEC. Ma basta accedere al sito dell’Europa e verificare l’iter, elaboratissimo, per verificare il meccanismo per essere ammessi ai finanziamenti e scoprire che si fa riferimento al PNIEC e che le opere afferenti alla transizione verde devono rispettare il Green Deal e soprattutto che saranno emessi Bond Green con precisi criteri ambientali da rispettare, tanto è vero che nel primo pilastro del regolamento del fondo del Recovery, l’Europa ha tenuto a precisare che deve essere conservata la Natura. Questo implica la realizzazione di piani per l’individuazione di aree idonee che siano compatibili con tutte le attività umane e con la natura, quindi sottoposti a VAS. Non solo, tutti nascondono o ignorano del tutto che i progetti devono rispettare il principio “DO NOT SIGNIFICANT HARM” per il quale è stato predisposto uno specifico regolamento, anche in italiano. Cosa significa? Che le attività da finanziare devono essere compatibili con tutte le matrici ambientali e devono rispettare gli obiettivi per il clima, si va in pratica oltre la VIA, con principi più restrittivi. Non siamo più nel Far West, anche se rischiamo di ritornarci”.

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