DIETRO QUESTA LEGGE ‘SPOT’ DI RIFORMA COSTITUZIONALE SI NASCONDE IL MORBO DELL’ANTIPARLAMENTARISMO

La legge di riforma costituzionale, che riduce drasticamente il numero dei senatori e dei deputati, è stata giustificata e spiegata prima di tutto con la necessità di ridurre i costi della politica. Si tratta dell’ennesimo strumento propagandistico ai soli fini elettorali. C’è qualcosa di profondamente allarmante nel ridurre una questione fondamentale ed essenziale come quella della democrazia rappresentativa a faccenda di costi e risparmi, come se si trattasse del bilancio di una drogheria. Bisogna avere il coraggio di dire che la democrazia ha i suoi costi, che pagare quei costi è giusto e che quei costi non hanno nulla a che spartire con la retorica “anti-casta”.
Del resto, questa retorica anti-casta è valida a corrente alternata, e cioè solo quando serve a infliggere colpi al Parlamento e alla democrazia parlamentare. Può invece essere tranquillamente messa da parte, a quanto pare, quando bisogna salvare il ministro Salvini da un giusto processo per aver agito al di fuori della legge e contro la legge! Ma che un nodo così vitale per il funzionamento della democrazia sia svilito e ridotto a contabilità non è un caso. Dietro questa impostazione si intravede purtroppo molto nitidamente una tendenza nefasta che riemerge periodicamente, come un fiume carsico, nella storia politica italiana: l’antiparlamentarismo, l’insofferenza non per il costo della democrazia parlamentare ma per la democrazia parlamentare in sé, la diffidenza verso la democrazia rappresentativa. E ancora, il mantra delle riforme costituzionali che avevano come unico obiettivo, così come per la riforma Boschi-Renzi, di ridefinire i rapporti tra poteri a solo vantaggio dell’esecutivo. Questi tratti divengono oggi preponderanti nella concezione di democrazia della maggioranza giallo-verde, e in particolare in quella dei 5 stelle, accompagnata dalle dichiarazioni di Casaleggio e di Grillo sulla fine del Parlamento.
L’identificazione del Parlamento con la casta, l’obiettivo di introdurre il vincolo di mandato, l’insofferenza, se non proprio la battaglia, contro i corpi intermedi, ne costituisce la cifra più evidente.
Che ci si trovi di fronte a una crisi profonda della democrazia rappresentativa, in Italia come in molti altri Paesi occidentale, è certo. Ma un problema così esiziale dovrebbe essere affrontato con serietà, profondità, capacità di analizzare le trasformazioni che determinano questa crisi, non riducendola a un problema di tagli lineari che peraltro produrrà un ulteriore affievolimento del rapporto tra eletti e elettori. 

Sarebbe stato necessario, in Italia, intervenire drasticamente per limitare fortemente il ricorso alla decretazione d’urgenza, che è all’origine dello slittamento delle funzioni del Parlamento dalla postazione centrale assegnatagli dalla Costituzione a un ruolo sempre più subalterno e ancillare rispetto al potere esecutivo.
Mentre al Senato si discuteva sulla riduzione del numero dei parlamentari, alla Camera era in aula la riforma della Carta che introdurrà il referendum propositivo. Noi siamo sempre stati favorevolissimi all’introduzione di strumenti di democrazia diretta. Ma perché questi strumenti funzionino positivamente e non si traducano in plebiscitarismo, che della democrazia diretta è solo una cupa caricatura, è necessario che siano allo stesso tempo confermate e rafforzate il ruolo e il funzionamento della democrazia rappresentativa, dunque del Parlamento. Democrazia partecipata e democrazia rappresentativa non sono e non possono essere contrapposti. Devono essere complementari.
Non si può infine tacere sul fatto che, con questa legge elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari porta le soglie di sbarramento a livelli stratosferici, innanzitutto intaccando in modo pressoché irreparabile il pluralismo della rappresentanza. Resteranno fuori dal Parlamento tutte le minoranze, innanzitutto quelle politiche. Supereranno quella soglia di sbarramento pochissimi partiti, non più di tre. E’ un altro colpo durissimo inflitto alla democrazia sostanziale, alla democrazia rappresentativa, al diritto di tutti i cittadini e gli elettori di essere rappresentati in Parlamento.

Loredana De Petris
Senatrice di Liberi e Uguali
Presidente del Gruppo Misto